Peccato originale by Gianluigi Nuzzi

Peccato originale by Gianluigi Nuzzi

autore:Gianluigi Nuzzi [Nuzzi, Gianluigi]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Chiarelettere
pubblicato: 2017-10-14T22:00:00+00:00


Sconfitta e rivincita

Il giallo delle dimissioni

È il 24 maggio 2012. Benedetto XVI ha appena terminato la cena e siede sul divano della sala tv. Sta seguendo il telegiornale della sera, prima delle preghiere di rito e di coricarsi, quando è colpito da una notizia inaspettata: il professor Ettore Gotti Tedeschi è stato sfiduciato dalla presidenza dello Ior. Nell’appartamento pontificio cala un silenzio irreale. Ratzinger non sa niente di questa scelta, non è stato né coinvolto né avvisato. E non è certo la prima volta: «Noi che serviamo il papa – mi racconta proprio in quei mesi il suo maggiordomo, Paolo Gabriele, che lo assiste in ogni spostamento – abbiamo la comune e amara impressione che il santo padre non sia informato delle situazioni più delicate». Una decisione drammatica di questo tipo, dunque, vede il pontefice solo mero spettatore. Com’è possibile?

La conferma dell’isolamento di Ratzinger arriva da monsignor Gänswein che, in un’intervista a «Il Messaggero», 1 racconta le reazioni di quella sera: «Benedetto XVI, che aveva chiamato Gotti allo Ior per portare avanti la politica della trasparenza, restò sorpreso, molto sorpreso per l’atto di sfiducia al professore. Il papa lo stimava e gli voleva bene, ma per il rispetto delle competenze di chi aveva responsabilità, scelse di non intervenire in quel momento». Perché il pontefice non fu consultato prima di procedere con la sfiducia di quel banchiere che lui stesso aveva voluto al vertice dell’istituto?

La dichiarazione dell’assistente personale del santo padre lascia senza parole. Benedetto XVI, dunque, era indebolito, se non addirittura esautorato di fatto dalle sue funzioni. Certo, non spettava a lui nominare o rimuovere il numero uno dello Ior, ma era evidente che una scelta così importante non poteva essere presa senza un suo coinvolgimento. Invece nessuno lo consulta. Nessuno lo informa. 2

In quegli stessi giorni, un altro fatto suona come un segnale sinistro, anticipatore delle clamorose dimissioni dell’anno successivo. Alcuni interlocutori diretti di Benedetto XVI, con incarichi e ruoli diversi, percepiscono che Ratzinger sta progressivamente mostrando meno interesse per le vicende in agenda. È dalla fine dell’estate del 2011 che la sua partecipazione alla gestione delle problematiche del piccolo Stato decresce in intensità, riducendosi via via tra dicembre e gennaio del 2012. La sorprendente rappresentazione di un papa inconsapevole avanzata da Gänswein ben si concilia con queste ricostruzioni e rimane dominante per anni, fino a un apparente, clamoroso colpo di scena. È proprio Benedetto XVI a confutarla, almeno indirettamente, nel dialogo con il suo biografo Peter Seewald, pubblicato in un volume uscito nel settembre del 2016. 3 Ratzinger avverte la necessità di chiarire quei fatti, assumendosi la paternità della decisione:

Per me lo Ior è stato fin dall’inizio un grosso punto di domanda e ho tentato di riformarlo. Non sono operazioni che si portano a termine rapidamente perché è necessario impratichirsi. È stato importante aver allontanato la precedente dirigenza. Bisognava rinnovare i vertici e mi è sembrato giusto, per molte ragioni, non mettere più un italiano alla guida della banca. Posso dire che la scelta del barone Freyberg si è rivelata un’ottima soluzione.



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